Chiara Celi
Opera 1^ classificata
Stefania
A sera – quando il colle sbocciava di lumi
nel palpito argento del cielo – fra i muri delle case arroccate
la sua ombra scivolava veloce,
solitaria, lievi andavano i passi
per l’antico silenzio di pietra.
A volte, scioglieva nel vento
una voce bambina – lunghe melodie senz’alcuna parola – altre, serrava fra timide labbra
il suo mondo segreto,
con lo sguardo a posarsi lontano,
nel denso mistero notturno.
E’ matta – si mormorava – e intorno, una fretta improvvisa
le ghiacciava caute distanze.
Io non capivo quegli occhi distolti,
quel parlottare furtivo
a tracciare impietosi confini.
A me, che con una mano
mostravo orgogliosa
i miei anni assolati,
sembrava una creatura dell’aria,
uno strano folletto
che sapeva il linguaggio delle cose.
E frenavo la mia voglia di corsa
nelle piccole gambe sbucciate
per restare a guardarla,
in quei suoi vecchi maglioni sformati,
seduta sui gradini
d’interminabili ore; nel grembo
il profumo di fiori di campo,
che carezzava a lungo – dolcemente – come fossero figli.
Rodolfo Vettorello
Opera 2^ classificata
Altari dentro
Quasi una vita indietro, oppure
soltanto poche primavere orsono,
nella mezzombra a raccontarsi cose,
storie di gnomi e d’angeli
e di calzine bianche
da prima comunione.
Il catechismo come una leggenda
e il tripudio di viole sui sentieri
e di primule gialle sulle prode.
Il tarassaco amaro ancora in boccio
per insalate al gusto marzolino.
Gli altari dentro
si erigono alle voci
del contrappunto e delle liturgie
ed ai rintocchi
di campane che inseguono il tramonto.
Nascono insieme all’emozione
di tante gioie trepide e segrete
o all’euforia
del passero sul ramo
o del canto del grillo nel pagliaio.
Si trascorre una vita disperando
l’incontro col mistero dell’esistere,
sognando
l’angelo buono al letto del bambino.
Metà vita ad erigere gli altari
dove l’anima prega i suoi miraggi.
L’altra metà a distruggere gli altari
alla luce perversa di un pensiero.
Al chiarore dell’alba
un alito di vento
disperde come polvere
un desolato
angelo del cielo.
Marilisa Perin
Opera 3^ classificata
L’inverno,
con i suoi scarabocchi brulli,
stende astruse memorie sui selciati
dove le lacrime
ghiacciano tra i sassi.
Cavalco cristalli per impedire
l’incepparsi della speranza.
Sbriciolo pensieri
tra i dirupi dell’aria.
Il vento, sempre messaggero,
ha ali stese… arrese
su tale azzurro,
tanto da perdersi.
La luna rende d’argento le notti brinate.
Se pur il freddo gela i respiri,
l’anima vola generosa… aurora rosa,
fino alla cometa alta nel cielo,
Cadono gocce di luce sulle case,
dove tu abiti fiorisce il calicanto:
profumo e petali si staccano
da pennelli di stelle.
Apriamo soltanto le mani in silenzio.
Ammutolite
lasciamo la strada maestra
per infilarci nei viottoli della meraviglia.
Leggiamo tutto negli occhi dell’Altissimo:
il sogno, il dolore, la visione e l’attesa.
Nulla ci fa male:
nè i vecchi tramonti incatenati,
nè la morte senza riparo,
Siamo un battito vestito a festa
e torniamo fanciulle sulla riva
di questo giovane mattino.
Fabio De Mas
Opera 4^ classificata ex aequo
Porto di frontiera
Io che vivo in questo porto di frontiera
dove l’anima svanisce poco a poco
fino a perdersi in un magico gioco
io non ho una donna né una bandiera.
E chissà se c‘è un confine nell’amore
che passandolo si possa credere alla luna
e confondere il destino con la fortuna,
non piangere le stelle, non soffrire il dolore.
Il mio nome si moltiplica negli specchi
e quanti paesi, vino e strade
guardando il vento vedo mia madre
che mi porta lontano con le storie dei vecchi.
Strane storie urlano da un juke box americano
in questo bar ascolto il tramonto
mentre un esigente poeta mi presenta il conto
delle emozioni racchiuse nella mia mano.
E così scivola piano la vita mia
vissuta in questo porto di frontiera
senza una donna, senza una bandiera
accarezzo il mare, pago e vado via…
Claudio Malatini
Opera 4^ classificata ex aequo
Jazz
Vorrei essere musica
per defilarmi sotto i ponti
e scivolare sino al mare
come un samba
che agita le vesti
e illumina i boccaporti
prima di disperdersi nel cielo,
assieme agli aquiloni.
Vorrei divenire brezza
che attraversa i ciliegi,
alita lieve tra i capelli,
agita le lenzuola delle amanti,
colora di menta le cime dei pini
e si riscalda di giallo arancio
nel sound del sole.
Vorrei essere santo
per camminare scalzo
nei quadri fiamminghi,
dove i fiumi incrociano le valli,
nelle terre di Fiandra,
e raccogliere le noci
assieme alle ghiande
verde oliva.
Vorrei che ti ricordassi
qualche volta di me
quando tramonta la domenica,
quando si disperde,
assieme all’ultima nenia jazz,
il suono di una tromba in sordina
che spegne l’aria di festa,
colora di rosso le ombre della via
e strugge l’anima.
Anna Maria Cardillo
Opera 6^ classificata
Il mare d’inverno
Mi piace il mare d’inverno
in doppio petto grigio;
tradito da tutti,
solitario allaga la spiaggia
e beve le dune.
Come un cimitero di guerra,
baionette senz’ombra,
gli ombrelloni inseguono un cielo
sempre più straniero.
Mi piace il mare d’inverno
dipinto di silenzio,
stordito d’onde,
travestito e bugiardo.
Lontano, due anonimi amanti
han dato appuntamento all’amore;
anche le gorgonie e i coralli
gli han fatto dono di rossi e di bruni dorati.
Il mare non guarda,
il sole ha voltato le spalle:
gli amanti si mentono
e comprano ghirigori di zucchero
al mercato delle parole.
Poi vanno.
Mi piace il mare d’inverno,
clandestino come un immigrato,
beffardo ruffiano,
ci ha nascosto fra trine di vento…
“... guarda, ho ancora granelli di sabbia
racchiusi tra i seni.”
(tratto dal volume “Pensieri stesi ad asciugare al sole” – Nicola Pesce Editore)
Pellegrino Iannaccone
Opera 7^ classificata
Oracolo
Stamane la sibilla è uscita dall’antro
più riposto del cuore e m’ha detto:
“Non nasce il figlio del padre.
E’ il padre che nasce dal figlio”.
Sempre la sibilla mi sussurra il vero
sfidando all’alba la torpida ragione.
E vado scrutando il padre che sono
per scoprirne l’assurda inversa genitura.
Padre mi fece la sorte d’un seme
affogato in un’ampolla di vita.
E fu come polline portato dal vento.
Forse che il vento è padre del fiore?
E del detto sibillino colgo il vero.
Il figlio nasce dal caso
come spunta per caso un fiore.
Il padre nasce dai giorni del figlio
e si nutre d’infusi d’amore
pena da pena, gioia da gioia.
E dura finché il cibo dura
e muore quando il calice s’infrange.
Pietro Catalano
Opera 8^ classificata
Ci sono giorni
Ci sono giorni
che tutto t’appare estraneo,
lontano dal cuore puro degli agnelli
la sera prima del sacrificio subito;
ci sono giorni
che senti lamenti d’anime
sole col dolore delle viscere,
donne che gridano al vento
il peso delle loro catene;
ci sono giorni
che senti fanciulle piangere
per bambole sparite,
e bimbi che gonfiano
il ventre per la fame.
Ci sono giorni
che guardo il cielo
e penso l’azzurro
che accarezza altri mondi
ed altri uomini che contemplano
lo stesso colore
e vivono la stessa luce
e gli stessi uomini e le stesse donne
respirano la stessa aria.
Ci sono giorni
che chiudo gli occhi
e sogno uomini e donne
che si tengono per mano
circondando il mondo
sotto un velo nitido di stelle
e annullare le distanze
delle loro anime nude.
Anna Mencarelli
Opera 9^ classificata
Transumanza
Quando la sera dipinge le ombre
e il cielo scuro la luce diffonde
di tremule luci chiarore di luna
bisbigliano i passeri s’addorme la cuna.
Nell’erba si affossa del sol la calura
la notte vi affonda rendendola scura
del grillo la nota d’estate s’intona
di chioccia il pollaio la nenia risuona.
Le imposte raccolgon di grani un rosario
finisce sul foglio il dì del lunario
nel buio che avanza si traccia un percorso
di mondi nascosti comincia un discorso.
Ed ecco distante poi nasce un brusio
di zoccoli incalza la via il calpestio
muggiti richiami di asino un raglio
un cane paziente li chiude a serraglio.
Lontani belati frantumano l’aria
il gregge che avanza disegna memoria
di soffice lana di luna incolore
tessuta a coperta per dare calore.
La candida coltre cammina galleggia
pulsante di vita travolge ed ondeggia
emergono a tratti di asini il dorso
belanti agnellini si portano addosso.
Viaggiando gli armenti rilasciano al passo
umori animali che segnano in basso
impronta di vita quel dì pellegrina
per pascolo d’alpe raggiunger la cima.
Poi quando col sole appar sul selciato
il segno la traccia del gruppo passato
di pecore e agnelli raccolti in armenti
c‘è scritta la storia coi loro escrementi.
Se poi nel domani la pioggia flagella
quel tratto di strada e le orme cancella
rimangon nel vento la risonanza
odora di bestie e di transumanza.
Alessandro Bacci
Opera 10^ classificata ex aequo
Dopo la pioggia
Laggiù, in fondo a quel cielo di vetro
capovolto nello specchio
dove il sole si fonde con la luna,
il tramonto è già un’alba.
Al di là della siepe in fondo al giardino,
dove gli occhi non vedono oltre,
il buio è una luce
intensa quanto nera la sua ombra.
Dietro quel muro dov‘è scritto W la pace
c‘è una guerra,
i fiori di vento non hanno odore
ma il rosso del sangue per colore.
In questo mondo che s’allarga a macchia d’odio,
dove i bambini non si divertono più con niente
ma trovano sempre chi si diverte con loro tra le quattro mura di casa,
dove chi è in guerra con se stesso
trova pace in fondo alla siringa,
dove il sabato sera la strada è un duello all’ultima curva,
sono le bombe che non scoppiano a far più male.
Tutti ci sentiamo colpevoli
per quel che non facciamo
mai abbastanza
eppure la sofferenza del prossimo
è un’ombra che ci appartiene,
diamole un nome ed una voce
fuori dal coro
che sgomitando urla forte
...c‘è ancora amore!
da chiedere, prendere e dare,
dopo la pioggia
già ci aspetta il sole.
Sergio Baldeschi
Opera 10^ classificata ex aequo
Artisti d’emergenza
Da un piede d’ebano
nasce indissolubile l’arte…
Renzo… un equilibrista
appeso ai colori del mondo,
danza sulla tela
con la grazia di un ballerino
a ricamare vortici di libertà.
Dipinge il suo ermetismo
anelandosi su acriliche forme,
sviolinate e taccheggi
lo contorcono sotto una pioggia di pastelli
esaltandogli quell’irrefrenabile destrezza
che radiosa gli germoglia…
da un arto di luce.
Fasci d’azzurro invece
scivolano dalle labbra di Luca…
da una bocca di calcedonio
scaturiscono magmi variopinti,
zampilli di sole tinteggiano l’affresco,
smorfie facciali
s’impregnano di vita
ed uno zigzagare di felicità scoppia armonioso
sulla tavola della fantasia.
Renzo e Luca accomunati dallo stesso destino…
fanno sbocciare i sogni
su piccole pozioni di pelle.
Artisti d’emergenza,
l’anima legata ad un aquilone
solca un cielo senza braccia,
mentre pergamene d’infinito
la dirottano… aldilà dell’impossibile